Una stradina sterrata, stretta e scoscesa, sperduta nell’affascinante e misteriosa campagna marchigiana. Durante il tragitto si poteva ammirare lo splendido panorama: le morbide colline verdeggianti, qualche casolare solitario e il paese in lontananza. Quella strada sembrava essere sacra alla natura e agli animali selvatici che vi abitavano. Spesso avevo l’impressione di dover chiedere il permesso prima di percorrerla. Difatti l’opera e la presenza degli umani erano solo elementi di disturbo, perché in quel luogo tutto era perfetto così com’era.

Quella stradina era denominata via Quercia proprio perché in un tempo lontano in quella zona vi crescevano numerose querce.  L’ho attraversata sia a piedi che in automobile per ben trentasei anni e spero di farlo ancora. Essa conduceva infine a un’antica casa colonica. I miei nonni materni, Giuseppe e Maria, l’avevano affittata, assieme ad alcuni ettari di terreno circostante, nel lontano 1965. Mia nonna era incinta di mia madre. Anni e anni dopo decisero finalmente di acquistarla, assieme ai terreni. Adoravano quella casa perché corrispondeva perfettamente ai loro semplici e umili desideri. Era piccola, modesta, funzionale, circondata da un’ampia corte piena di alberi, cespugli e fiori, ma soprattutto era totalmente immersa nella campagna. Era del tutto isolata dal mondo esterno tanto che sembrava vivere in una dimensione tutta sua.  Era proprio questa la sua magia.

I vicinati più prossimi erano parecchio distanti e con gli anni divennero sempre di meno. Preferirono trasferirsi in paese per sentirsi più tranquilli. Peccato. A mio parere, non vi è nulla di più rassicurante della campagna e della natura.

Il terreno circondava la casa, come se volesse proteggerla. La cingeva in un abbraccio fermo e affettuoso. E difatti l’ha sempre protetta. Quella casa, che avrà più di cent’anni, ha superato indenne guerre, incendi, terremoti e alluvioni. Se potesse parlare, chissà quante storie potrebbe narrarci. Quali segreti potrebbe sussurrare. Non posso dimenticare che mi ha visto nascere e crescere, così come ha visto nascere e crescere anche mia madre.  

Quante volte ho percorso e amato ogni singolo millimetro di quella terra. Mio nonno vi era molto affezionato e la curava con dovizia.  Oltre alla casa, vi era un uliveto, un vigneto, un orto e un fossato, la cui acqua un tempo era pulita e cristallina, tant’è che si poteva tranquillamente bere.

Ricordo soprattutto le estati trascorse in quella casa. La domenica sera i miei genitori ed io andavamo sempre a cena dai nonni. Poiché dentro casa faceva troppo caldo, cenavamo all’esterno, sull’aia. Io giocavo instancabilmente e allegramente con i cani dei miei nonni e passeggiavo per i campi per scoprire nuovi alberi, erbe spontanee e fiori, e magari per scorgere in lontananza la corsa sfrenata di una lepre o di una volpe. Non osavo disturbarle e mi dispiaceva spaventarle con la mia presenza, ma adoravo avvistarle, anche solo per un attimo. Loro fuggivano velocemente e facevano bene. Fin troppi cacciatori purtroppo inquinavano quotidianamente quella campagna con i fucili e la loro crudeltà. Inoltre gli animaletti selvatici avevano paura dei cani, che tentavano invano di raggiungerli.  

Un vicinato dei miei nonni possedeva una sorta di fattoria con tanto di cavalli, asini e capre. Io avevo stretto amicizia con tutti loro e gli avevo dato persino dei nomi. Nulla mi risultava più facile dello stringere subito amicizia con gli animali. Erano – e sono tuttora- i miei migliori amici.

D’estate i campi erano vivi e sprigionavano gioia e vitalità. La terra si risvegliava lentamente dal suo torpore invernale. Era come una danza, come una melodia, come una preghiera silenziosa. Di solito i protagonisti assoluti erano il grano e i girasoli.  La campagna diveniva così un’esplosione di giallo intenso, che Vincent van Gogh avrebbe certamente adorato e immortalato nei suoi dipinti.

Mi rivedo ancora bambina a correre come una saetta in mezzo a un mare infinito di ridenti girasoli compiacenti, incurante dei pericoli, ridendo e sognando, mentre Batuffolo, Nerone, Rolf, Puffi, Blacky e Brown, seguivano allegramente i miei passi.

Nell’aria vi erano dei profumi soavi che ora non sento più: profumo d’innocenza, di spensieratezza, di speranza. L’acqua limpida dei ruscelli risplendeva con i caldi raggi solari, gli alberi sembravano salutarci con le loro lunghe fronde, gli uccellini cinguettavano felici al nostro passaggio. Il frinire delle cicale risuonava in ogni dove e di notte il canto di un gufo o di una civetta salutava con riconoscenza il giorno che finiva e quello che nasceva.

Quei tempi, ahimè, sono inesorabilmente perduti. Troppi anni sono trascorsi, implacabili e dolorosi. I miei nonni sono morti, così come i cani. È rimasto solo Blacky, un dolcissimo e birbante cagnolino nero meticcio.   

Mia nonna è stata la prima da andarsene nel 2005. Diciassette anni dopo l’ha raggiunta anche mio nonno. Era suo desiderio morire in quella casa. E così è stato davvero. Nei suoi ultimi anni non voleva più lasciarla, neanche per le visite mediche, perché quella che per altri non era altro che una vecchia e malandata cascina, era la sua casa e lui ne era fiero e non voleva abbandonarla per nessun motivo. Sono state proprio queste le sue ultime parole. 

No, loro non ci sono più, eppure quella casa dei ricordi è ancora lì, malconcia ma tenace, ad attendere pazientemente il ritorno dei suoi defunti proprietari che l’hanno tanto amata e vissuta, e l’abbaiare festoso dei cani.

E io continuo a passeggiare per quella campagna sperduta e quei campi solitari in compagnia di Blacky, cercando gli amati fantasmi del passato.

Cercando quelle estati che non torneranno mai più.  

Racconto di Sara Staffolani, pubblicato sull’antologia “Racconti estivi”, volume 2, Historica Edizioni, luglio 2023.

Un pensiero su “La casa dei ricordi

  1. Continua a camminare, continua a ricordare, continua a scrivere. E’ vero, quei momenti non torneranno più, così è la Vita. Ma parlando, scrivendo ecco che vivono in noi, ogni giorno. Ed è bello condividere queste sensazioni. Grazie di ❤. Buona giornata. E grazie a te … ecco che penso alle mie estati dai nonni … 🌲🌲🌲🌺🌸Grazie!

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